Has anyone been to Kassel Documenta X?
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Jacek Krankowski (X)
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Jun 7, 2002

Not this year, of course...

I know this is about arts different from translation (although I hesitated whether not to post this query under \"poetry\") but I will appreciate if someone tells me how much time one should allow to visit Documenta. From the scant info on the Web (admission prices still in DM, etc.) I cannot picture how much smaller it is than the Venice Biennale, for instance, which you cannot see all in one day.


 
Marisapad
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In Italy, we speak about it Jun 7, 2002

This is the link I occasionally found



http://www.repubblica.it/online/spettacoli_e_cultura/documenta/documenta/documenta.html



and this is its text:



La rassegna, curata dal nigeriano-newyorkese Okwui Enwezor

punta sull\'impegno e sulle tendenze più avanzate e complesse

Kassel, apre
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http://www.repubblica.it/online/spettacoli_e_cultura/documenta/documenta/documenta.html



and this is its text:



La rassegna, curata dal nigeriano-newyorkese Okwui Enwezor

punta sull\'impegno e sulle tendenze più avanzate e complesse

Kassel, apre \"Documenta\"

l\'arte tra filosofia e politica

Un percorso di luoghi e idee. Centro artisti: solo due italiani

di ADRIANA POLVERONI





Il programma dell\'undicesima edizione di Documenta, quadriennale d\'arte che si apre domani 8 giugno a Kassel, in Germania, e divenuta talmente importante da oscurare la fama della vecchia signora, al secolo la Biennale di Venezia, solleva non poche domande. Più che un grande evento visivo somiglia a un seminario per cervelloni impegnatissimi. Più che l\'arte, protagoniste sembrano essere la politica, la filosofia, l\'economia, l\'antropologia e così via discettando Il nodo è nel curatore, il critico indipendente e non solo, nigeriano di nascita ma newyorchese d\'adozione: Okwui Enwezor. E\' lui che ha condito con una buona dose di impegno, indirizzata soprattutto ai Sud del mondo e a quel fenomeno che va sotto il nome di \"post-culture\", il già ricco menu di Kassel. Che vede oltre cento artisti provenienti da tutto il mondo, per ospitare i cui lavori sono stati creati anche nuovi spazi espositivi. Per Enwezor, critico globe trotter se non proprio globale, che tra la direzione di una Biennale (Johannesburg \'97), incarichi presso musei (è Curatore aggiunto al Contemporary Art dell\'Istituto d\'arte di Chicago), la cura di innumerevoli mostre, trova anche il tempo per fondare riviste (\"Nka\": Journal of contemporary african art\") e di fare il corrispondente di magazine internazionali, l\'impegno è una vera fissazione. E questa undicesima edizione di Documenta, che rimarrà aperta fino al 15 settembre e che rimarrà alla storia per come la creatività riesce a prendere corpo dai fatti spigolosi del presente, ne è la prova lampante.



Non solo per l\'accentuata politicizzazione, anche per i lunghi tempi di preparazione. E per i luoghi. La grande mostra che si apre l\'8 giugno a Kassel non è in realtà che l\'ultima tappa di Documenta 11. L\'inizio risale a più di un anno fa con la \"Prima Piattaforma\" (in tutto sono cinque e a Kassel sarà di scena la Quinta) che si è tenuta a Vienna, tra marzo e aprile, e a Berlino in ottobre. Del 2001, naturalmente. E dove si è discusso di \"democrazie non realizzate\", concettoso seminario in cui sono state analizzate le democrazie occidentali e le loro promesse liberali non mantenute. Nel maggio del 2001 è stata la volta di Delhi. Trenta relatori - tra storici, film maker, artisti, psicoanalisti, antropologi, curatori e storici dell\'arte - si sono confrontati su come cambiano le idee di diritto e di giustizia nell\'epoca della globalizzazione.



Tema questo parecchio caro a Okwui Enwezor, che non a caso ha concepito questa Documenta come un grande villaggio globale. Dopo Delhi, a gennaio di quest\'anno lui e il suo team di co-curatori insieme ad insigni docenti, si sono spostati a Santa Lucia, nelle Indie Occidentali. Qui, in un seminario a porte chiuse, hanno sviscerato il tema delle ibridazioni culturali: i meticciati socio-politici, i vari sincretismi che caratterizzano il nostro mondo di oggi, dove la \"creolizzazione\" può funzionare \"come una teoria del disordine creativo\", assicura Enwezor. E non basta. A marzo tutti a Lagos, in Nigeria, per fare il punto sull\'emergenza delle megalopoli nel Sud del mondo. Sotto osservazione quattro città-simbolo: oltre Lagos, Freetown, Johannesburg e Kinshasa.



E l\'arte, gli artisti? Tranquilli: sono più di cento. Nomi per lo più sicuri, quando invece in un\'edizione così tosta farebbe piacere vedere curatore e team assumersi qualche rischio in più. Osare là dove le manifestazioni più tradizionali (vedi Venezia) neanche ci provano. Invece, eccoli qui ben schierati in cento bei nomi. Che vanno dai grandi vecchi tipo Louise Bourgeois e Costant, ai superquotati Shirin Neshat, Gabriel Orozco, Mona Hatoum, Steve McQueen, Fiona Tan, Nari Ward, Yinka Shonibare, On Kawara, Eija-Liisa Ahtila, Kendell Geers, fino a toccare qualche illustre semi-sconosciuto. Unici italiani presenti: Giuseppe Gabellone, 29 anni, di Brindisi, che usa video e scultura in modo parecchio strano, e il gruppo di architetti Multiplicity, autori di un allestimento che prende spunto dai tragici fatti di Porto Paolo, in Sicilia, dove affogarono centinaia di cingalesi. Tocca a loro far sì che la lodevole ricerca teorica non si riveli un\'insostenibile pesantezza per l\'arte.



(7 giugno 2002)



If you visit it, you\'ll then have to report on it in this site !!!



marisa

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Jacek Krankowski (X)
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Grazie, Marisa! Jun 8, 2002

100 artists says already a lot.



Ciao,



Jacek


 


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